Gaetano Borrelli
La leggenda narra che sia stato un colono greco, installatosi alle pendici del Vesuvio, a ingenerare la fama della mia città. Ed è proprio Torre Del Greco, terra di profumati fiori e sapidi vini, nonché patria felice del corallo, ad avermi dato i natali. In questo microcosmo pullulante di succulenti stimoli affonda la mia più profonda passione: la cucina. L’infanzia trascorre tra le inebrianti fragranze della pasticceria di famiglia, segnando un punto di non ritorno nel mio immaginario lavorativo. Ho appena 13 anni quando inizia la mia avventura presso l’istituto IPSSAR “De Gennaro” in quel di Vico Equense, celebre sul territorio per la formazione-tra gli altri-di chef stellati. E non manca certo l’avvicinamento pratico alla professione negli anni a venire: ogni evento proposto è occasione di crescita, per me irrinunciabile. Così, forte di questo costante training, non appena concluso il mio iter scolastico, mi getto a capofitto nel mondo che avevo tanto agognato. Inizia una dura gavetta tra le cucine di svariati ristoranti ed hotel: a partire dalle esperienze come commis presso il “Sun’s royal park” (Cervino), passando per le pluriennali stagioni come commis ed aiuto-cuoco all’hotel “Parco dei Principi” (Sorrento), fino ad arrivare al ruolo di suos-chef dapprima a “Villa Diamante Posillipo” e poi presso lo “Yatching Club” (Torre del Greco). Ad oggi sono fiero executive-chef presso “Villa d’Isernia-Andris Hotel” in Ercolano, lavoro che prendo seriamente e in cui mi immergo con intense sessioni di sperimentazione e rinnovamento, elementi immancabili nella mia idea di ristorazione. Qui ho altresì modo di cimentarmi nella candida arta della lievitazione: nei periodi che antecedono il Natale e la Pasqua la cucina si trasforma in una laboriosa fucina di preparazioni dolciarie di ogni tipo: dalla regale pastiera ai popolari struffoli, dal tradizionale panettone al più scanzonato pandoro. Nutro forte il desiderio di continuare a mietere in questo campo biondi raccolti, avendo cura di non smarrire mai il piglio leggero e sbarazzino del bambino che fui e che-a mio modesto avviso-rende questo mestiere il più bello e gioioso al mondo.